Venere di Sinuessa – Mondragone

venere

Il 25 gennaio del 1911 il signor Leopoldo Schiappa faceva eseguire dei lavori di sterro per l’impianto di una vigna nella zona dell’Incaldana. Durante i lavori, il colono Antonio Guglielmo, e il figlio Giovanni, urtarono col piccone un corpo grosso e duro: stupiti, videro emergere dalla terra due pezzi di una statua mutila delle braccia e del corpo. Subito si diffuse la notizia in paese e il ritrovamento fu segnalato al Museo archeologico di Napoli dove la statua fu condotta, il 10 aprile del 1911, dal professor Vittorio Spinazzola.

Questi, facendo riunire i due pezzi ritrovati, ricostruì la famosa statua, che chiamò la “Venere Sinuessana”, attribuendola a Prassitele, sommo scultore greco del IV secolo a.C. Questo capolavoro di scultura greca adornava un tempo una delle ville romane di Sinuessa. Si suppone che la villa appartenesse a Marco Tullio Cicerone. Raffigura una donna uscita dal bagno, sulla spiaggia, nell’atto di asciugarsi, trattenendo il lenzuolo sui femori. È da evidenziare che la statua fu acquistata per solo 500 lire dell’epoca, mentre ne valeva almeno cinquecentomila.

Foto di Andrea Pisano ©

Foto di Andrea Pisano ©

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